L'Acquedotto del Triglio
Circa otto chilometri di gallerie sotterranee che convogliavano l' acqua raccolta da numerose sorgenti per farla tambureggiare sugli archi a tutto sesto della parte emersa verso Taranto.
E' una delle più imponenti opere di ingegneria idraulica di epoca romana presente nel territorio tarantino, tanto da percorrere il territorio di tre comuni (Statte, Crispiano e Taranto).
Si sviluppa parte in sotterraneo e parte in elevato, con una serie di archi canale (che attualmente costeggiano la S.P. 48 nei pressi dell'Ilva) che un tempo trasportavano acqua alla città di Taranto.
Le gallerie sono in parte attive, cioè con la presenza di acqua che scorre, ed n parte fossili.
Da valutazioni archeologiche e storiche basate sulle tecniche idrauliche e di scavo delle gallerie, si ritiene che il primo tratto, che va dalle sorgenti fino a Statte, sia stato costruito per uso privato delle ville suburbane, nell'anno 123 a.C., al tempo dei Gracchi, quando giunse a Taranto la colonia Neptunia o Maritima. L'acqua divenne di uso pubblico dopo la caduta dell’impero romano, e fu introdotta a Taranto durante il regno di Totila, re dei Goti, nel 545 d.C. circa. Tale ipotesi tuttavia è stata superata e recenti studi attestano che l'opera fu costruita per portare l'acqua all'allora fiorente porto di Taranto.
L'Acquedotto è alimentato dalle sorgenti che scaturiscono dal Monte Crispiano, confluendo nella vallata del Triglio, ed è costituito da un sistema di gallerie sotterranee artificiali scavate in un banco roccioso. Le gallerie sono alimentate da sei sorgenti, alcune delle quali sono fossili. Queste acque sono drenate, attraverso dei raccordi, in un collettore e vengono convogliate in una galleria principale che passa sotto la collina Montetermiti, attraversa Statte in Via Delle Sorgenti, passa nei pressi dell'attuale Casa Comunale, quindi raggiunge la Fontana Vecchia di Statte e prosegue in direzione di Taranto incanalata sugli archi fino alla città, dove nel suo ultimo periodo di lavoro, alimentava la fontana della Gran Piazza (Piazza Fontana).
Gli archi attuali sono un rifacimento di quelli originali; l'ultima ricostruzione si deve ad un progetto dell'ingegnere tarantino Marco Orlando alla fine dell'ottocento.
L'acquedotto del Triglio attraversa Statte lasciando anche qualche piccola traccia in superficie: le torrette in tufo che emergono in corrispondenza della zona sotterranea dell'acquedotto e che distano Tra i trenta ed i settanta metri l'uno dall'altro sono in realtà pozzetti di areazione, che ne segnano il percorso lungo la via detta appunto “delle Sorgenti”, impiegati in passato sia per l'estrazione dei materiali cavati sia per la pulizia di detriti che tendono ad ostruire le gallerie